La parola deriva dal giapponese ori = piegare e gami = carta, ma sembra che l’arte-divertimento-gioco-rituale di piegare la carta per ottenere forme complesse sia nato in Cina e attraverso gli Arabi, sia poi arrivato in Occidente. Ma il Giappone e la sua cultura scintoista lo ha indubbiamente sviluppato facendone addirittura un simbolo del ciclo vitale, la carta dopo essere stata utilizzata può essere recuperata, macinata, quasi completamente distrutta e alla fine riutilizzata per creare nuova carta e “rinascere a nuova vita”.
Ma per noi occidentali l’origami probabilmente è solo un simpatico gioco – passatempo: un modo per divertirsi creando forme utili o semplicemente belle e affinare le nostre abilità manuali. L’artedell’origami però, è molto di più.
Contemporaneamente scopro gli origami anche dentro alla scuola, come metodologia innovativa che permette di affrontare lo studio della geometria in un modo nuovo e stimolante. L’attività aiuta a sviluppare le capacità di osservazione e di analisi delle caratteristiche e delle proprietà delle figure che si formano con il procedere delle piegature del foglio, basate su proprietà di simmetria. Aprendo una qualsiasi figura infatti, troveremo una complessa struttura geometrica fatta di linee, triangoli, poligoni.
La geometria passa attraverso un “fare”, vedendo le figure prendere forma sotto le mani che si muovono scoprendo le loro caratteristiche.
Diversi sono i punti di forza di questa tecnica che può essere utilizzata anche come metodologia didattica nel contesto scolastico: consente di sviluppare capacità di analisi, concentrazione, una maggiore precisione e accuratezza nello svolgimento del proprio lavoro e promuove l’abitudine ad un impegno costante, senza per questo soffocare la fantasia e la creatività del bambino. Gli origami non sono solo figure complesse, ma anche lavori che nascono da semplici piegature con cui ogni bambino può liberamente creare figure sempre nuove e originali.